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Save The Augustus

di Matteo Martinuzzi pubblicato su PO.LO Porti&Logistica, numero di marzo 2009

Ormai è parecchio tempo che gli “spietati” demolitori asiatici sono in trattativa per acquistare la nave albergo-ristorante Philippines, da tempo in disarmo a Manila. Questa nave non è altro che il vecchio transatlantico Augustus della Società Italia. Oggi è l’ultima superstite della splendida flotta passeggeri italiana e sarebbe un peccato facesse la fine della mitica Eugenio C., spiaggiata ad Alang e qui “spietatamente” demolita pochi anni fa. La storia dell’Augustus incomincia ben sessant’anni fa, l’8 marzo 1949, quando gli allora Cantieri Riuniti dell’Adriatico (CRDA), nell’ambito del Piano Saragat per la ricostruzione della Marina Mercantile Italiana, ottennero la commessa per la realizzazione sui propri scali di cinque unità per le società del gruppo Finmare. Questo importante ordine prevedeva la realizzazione di due transatlantici da 27.000 t.s.l. per la  Società  Italia  (uno sarebbe  stato costruito a  Monfalcone mentre l’altro a Trieste)  e di  tre motonavi miste da

da 13.000 t.s.l. per il Lloyd Triestino assegnate tutte al cantiere San Marco di Trieste. Le due navi più prestigiose assegnate al gruppo giuliano sarebbero state i due transatlantici gemelli da destinare alla linea Italia-Sudamerica, battezzati Giulio Cesare ed Augustus. Queste due navi passeggeri furono i primi transatlantici post-bellici italiani e rappresentarono la rinascita della Marina Mercantile Italiana dopo le distruzioni della seconda Guerra Mondiale dove oltre il 90% della flotta italiana andò perduta. Furono progettati dal celebre carenista Nicolò Costanzi e la loro linea sarebbe stata ripresa dall’Ansaldo per la realizzazione dei successivi transatlantici destinati alla linea nordamericana, l’Andrea Doria e il Cristoforo Colombo. Caratteristica di queste due navi era il gigantesco fumaiolo decisamente fuori scala rispetto al resto della sovrastruttura ed infatti gli operai del cantiere di Monfalcone ribattezzarono simpaticamente la Giulio Cesare “Giulio Camin”. Altra curiosità è che per la motorizzazione delle due navi vennero utilizzati dei motori realizzati dalla FIAT nel 1939 per la rimotororizzazione dei vecchi transatlantici Roma e Augustus (I) che all’epoca erano i più potenti motori diesel marini. A causa dello scoppio della guerra si decise di trasformare il Roma in portaerei di squadra con il nome di Aquila e propulsione a turbina e il primo Augustus in portaerei di scorta con il nome di Spaviero  senza  sostituire  i  motori (questi  lavori  non

furono portati a termine per il sopraggiungere dell’Armistizio); quindi i motori realizzati dalla FIAT non furono mai imbarcati sulle navi a loro destinate e superato indenni il conflitto erano pronti per contribuire alla ricostruzione della flotta passeggeri italiana. La costruzione delle due navi avvenne quasi in contemporanea nei due cantieri di Monfalcone e Trieste. La Giulio Cesare fu impostata a Monfalcone il 28 luglio 1949, varata il 18 maggio 1950 ed infine consegnata alla Società Italia il 27 settembre del 1951. La costruzione dell’Augustus invece procedette un po’ più a rilento; sebbene fosse stata impostata prima della gemella il primo giugno del 1949, venne varata solamente il 19 novembre del 1950. Madrina della nave fu Francesca De Gasperi, moglie dell’allora Presidente del Consiglio. Seguì poi il laborioso allestimento e alla fine la nave fu consegnata il 20 febbraio 1952; il completamento di questa commessa fu importante per Trieste non solo dal punto di vista industriale ma servì anche per ribadire il legame della città con la madrepatria. Infatti all’epoca il destino del capoluogo giuliano, facente parte del Territorio Libero di Trieste rivendicato da Italia e Iugoslavia, era ancora  incerto e ogni  varo al San Marco  rappresentava  un piccolo  tassello per  ribadire  l’italianità della

città. Per i successivi vent’anni le due navi portarono migliaia di emigranti nelle Americhe ma lo sviluppo dell’aereo a reazione contribuì ad accelerare la fine del loro servizio come trasporto passeggeri. La Giulio Cesare fu venduta frettolosamente per la demolizione nel 1973 dopo aver subito la rottura del volano del motore principale di destra la notte di Natale del 1972 mentre si trovava in porto a Buenos Aires (nonostante ciò la nave riuscì a rientrare a Genova con quattro ore di anticipo rispetto al programma). I suoi prestigiosi arredi furono sbarcati e la nave venne smantellata a La Spezia tra il 1973 e il 1974; delle opere sopravvissute fino ai giorni nostri ricordiamo il grande pannello di Salvatore Fiume che dominava il soggiorno di prima classe chiamato “Viaggio in Italia” e la pala d’altare di Gianni Russian che abbelliva la cappella di bordo; questa splendida opera d'arte è stata esposta pubblicamente per la prima volta nella mostra del Centenario del cantiere di Monfalcone nel corso del 2008. L’Augustus invece navigò con i colori della Società Italia fino al gennaio del 1976 quando al ritorno dal suo ultimo viaggio verso il Sud America venne posta in disarmo e poi successivamente venduta ad un armatore filippino che la ribattezzò Great Sea.

La nuova proprietà la utilizzò sporadicamente come yacht privato alternando questa attività a lunghi periodi di disarmo, ma per fortuna con l’equipaggio a bordo che la mantenne sempre in perfetta efficienza. Infine nel 1999 è stata venduta alla società “Manila floating hotel & restaurant” e con il nuovo nome di Philippines è stata trasformata in albergo galleggiante. Purtroppo questa iniziativa ha avuto scarso successo a causa dell’instabilità politica del paese che non ha permesso il decollo del turismo nelle Filippine. L’Augustus, fallito questo tentativo di utilizzo statico, è rimasto in disarmo a Manila ed oggi è in vendita per una cifra vicina ai 6 milioni di euro, un prezzo decisamente irrisorio considerando tutte le opere d’arte presenti ancora a bordo. Infatti in tutti questi anni è stato mantenuto intatto l’allestimento originale di gran parte delle aeree pubbliche; anche l’aspetto esterno della nave è rimasto quasi inalterato (è stata fatta soltanto una modifica alla sovrastruttura nella parte poppiera). Sicuramente gli interni di questa nave sono testimonianza dell’opera di grandi architetti italiani come Boico, Cervi, Frandoli e Nordio, ma soprattutto del genio di Pulitzer Finali. I vari ambienti di questo transatlantico furono poi impreziositi da opere di artisti del calibro di Marcello Mascherini, Antonio Music e Tranquillo Marangoni.

L’Italia vanta un grande passato nel campo dei transatlantici con nomi che hanno fatto la storia della navigazione passeggeri come il Rex, il Conte di Savoia, Michelangelo e Raffaello, Andrea Doria e Cristoforo Colombo, il Leonardo da Vinci e tanti altri. Di questo glorioso passato non è rimasto più nulla, solo il vecchio Augustus testimonia ciò che è stata la capacità italiana di costruire splendide navi transatlantiche e l’abilità di generazioni di marittimi  capaci di portarle in giro per tutto il  mondo issando fieri a poppa la bandiera italiana.

Altre navi passeggeri sono state salvate dalla demolizione, esempio più famoso è quello del glorioso Queen Mary che si trova a Long Beach negli Stati Uniti dove è stato musealizzato e da oltre quarant’anni assolve onorevolmente la sua funzione di albergo galleggiante. Di recente anche la famosissima Queen Elizabeth 2 è stata acquistata da una società di Dubai con lo scopo di farla diventare un hotel a cinque stelle (anche se quest’iniziativa al momento sta subendo dei ritardi a causa della crisi economica mondiale).

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Sarebbe auspicabile un tentativo serio di riportare l’Augustus in Italia per musealizzarla, un po’ come hanno fatto di recente gli olandesi con il loro Rotterdam. Purtroppo le istituzioni italiane non hanno saputo preservare la memoria del grande passato della marineria nazionale e questa è veramente l’ultima occasione. Per un città portuale italiana potrebbe essere una grande attrattiva avere a disposizione un vero transatlantico d’epoca e potrebbe avere delle ricadute economiche positive sul territorio. Infatti l’utilizzo museale, come albergo o come casinò potrebbe attirare un discreto numero di turisti se pubblicizzato a dovere. Persa l’Augustus, della flotta passeggeri italiana non resterà che lo scafo della Raffaello semiaffondato su un fianco a Bushire dai bombardamenti iracheni del 1982 e quindi ridotto ormai ad un ammasso di ferraglia irriconoscibile dopo oltre 25 anni di abbandono.

Foto - José Dias Herrera

Foto - Archivio L. J. Giraud

Ormai il tempo a disposizione per un ultimo tentativo di salvarla dalla demolizione è poco; I voraci cantieri di demolizione asiatici sono già pronti con le loro fiamme ossidriche ad intaccare e smembrare per sempre il glorioso scafo dell’Augustus, sempre più affamati di acciaio.

Matteo Martinuzzi

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Maritime Matters: MS PHILIPPINES (ex AUGUSTUS)

SS Maritime: MS Giulio Cesare & Augustus

Un ringraziamento particolare da Le Signore dei Mari.it per la collaborazione a Matteo Martinuzzi.

 

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